Il
26 novembre 1935 ricevette la nomina a vescovo di Cariati, in
Calabria, sulla costa jonica cosentina. Fu consacrato il 19 aprile
del 1936.
Giunto a Cariati, trovò la diocesi in profonda decadenza,
con il seminario abbandonato e un episcopio vecchio e fatiscente.
La diocesi era senza pastore dal 1925, quando, per un attentato
sacrilego alla sua persona, monsignor Giuseppe Antonio Caruso
(n. 1864 - + 1930) si ritirò a Petilia Policastro e poi,
dal 1927 all'anno successivo, resse la diocesi di Oppido Mamertina,
che lasciò nelle mani di monsignor Giovanni Battista Peruzzo.
La diocesi, quindi ebbe due amministratori apostolici monsignor
Giovanni Scotti, vescovo di Rossano fino al 1930 e monsignor Antonio
Galati vescovo di Santa Severina dal 1930 al 1935.
Il nuovo vescovo non si perse d’animo: si mise subito a
lavoro e, con grandi sacrifici, restaurò l'episcopio e
la cattedrale, riaprì il seminario e per salvaguardare
le vocazioni fondò il seminario estivo di Perticaro.
Sempre con enormi sacrifici e con grande carità provvide
ai bisogni del clero e del popolo della sua diocesi. Per questa
sua irrefrenabile generosità fu chiamato il "Vescovo
dalle mani bucate".
Si ritirò dalla diocesi il 25 settembre del 1956 per ragioni
di salute e fu prima nominato vescovo titolare di Musti, poi nominato
vescovo emerito di Cariati. A succedergli fu scelto monsignor
Orazio Semeraro fino al 1967, quando andò come vescovo
coadiutore di Brindisi (+ 1991).
Faggiano si spense, serenamente, a Manduria (TA) il 2 maggio del
1960 nel convento dei suoi confratelli passionisti.
La salma fu tumulata nella cappella dei passionisti del cimitero
di Manduria.
Il suo venerato corpo si trova ora a Cirò Marina, al Santuario
della Madonna d'Itria, comunità passionista che egli volle
vi fosse stabilita appena eletto vescovo della diocesi di Cariati.
Introdotta la causa, nel giugno del 1991 si è conclusa
la fase diocesana del processo di canonizzazione.
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